Vitigno a bacca rossa adottato soprattutto nella Valle Telesina, terzo per ordine di importanza nello scenario produttivo dei vini rossi sanniti. L'uva mostra caratteristiche peculiari, diverse da quella dell'omonimo vitigno piemontese. Il grappolo si presenta conico piramidale; acino di forma ovoide, di colore blu-nero, ricco di pruina; polpa non colorata.
Di questo vitigno non si trova nessuna tra le Viti coltivate nella provincia di Benevento descritte dalla Commissione ampelografica presieduta da Giuseppe Frojo, lavoro pubblicato nel 1879. Così come non vi è traccia nei Primi studi ampelografici nella provincia di Terra di Lavoro (provincia di cui il Sannio telesino faceva parte prima dell'Unità d'Italia), operati sempre dal Frojo e pubblicati l'anno precedente. Sempre il Frojo cita un vitigno Barbera riferendosi all'area del Vesuvio. Notizia ripresa anche dal Molon, nel 1909, quando parlava della diffusione del vitigno originario del Monferrato in provincia di Ancona, nel mandamento di Monte Pulciano e poi in quello di Loreto, introdottovi dall'Amministrazione della Santa Casa. Ed ancora in provincia de L'Aquila, in quella di Napoli, nel comune di Somma Vesuviana, e in provincia di Campobasso, nel Comune di Gildone.
In uno studio del 2005 condotto sulla genetica dei vitigni campani, ad opera di ricercatori dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige e della Facoltà di Agraria di Portici, viene evidenziato come questo vitigno - insieme al Summariello, al Casavecchia e al Catalanesca - mostra tratti distintivi rispetto al patrimonio della vitis vinifera campana, potendo essere frutto di introduzioni recenti.
Il vitigno, vinificato in purezza, dà origine all'omonima tipologia monovitigno nell'ambito dei vini a DO Sannio.
Il profilo sensoriale del vino da uve Barbera presenta un colore rosso rubino intenso, con evidenti riflessi violacei. Olfatto ricco di frutta rossa matura, frutti del sottobosco e rosa, con accennate note vegetali. Sorso pieno, intenso, morbido, poco tannico, con finale ricco di frutta.